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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, II, 8
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originale
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8 Nam cum de divinatione Quintus frater ea disseruisset quae superiore libro scripta sunt, satisque ambulatum videretur, tum in bibliotheca quae in Lycio est adsedimus. Atque ego: "Adcurate tu quidem", inquam, "Quinte, et stoice Stoicorum sententiam defendisti, quodque me maxime delectat, plurimis nostris exemplis usus es, et iis quidem claris et inlustribus. Dicendum est mihi igitur ad ea quae sunt a te dicta, sed ita nihil ut adfirmem, quaeram omnia, dubitans plerumque et mihi ipse diffidens. Si enim aliquid certi haberem quod dicerem, ego ipse divinarem, qui esse divinationem nego.
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traduzione
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8 Dopo che mio fratello Quinto ebbe detto sulla divinazione ci? che ho riferito nel libro precedente, e ci parve di aver passeggiato abbastanza, ci mettemmo a sedere nella biblioteca che vi ? nel Liceo. E io dissi: "Con impegno, Quinto, e da vero stoico hai difeso la dottrina degli stoici; e, con mio grandissimo piacere, ti sei servito di moltissimi esempi tratti da cose romane: esempi famosi e gloriosi. Io devo dunque rispondere alle cose che hai detto; ma in modo da non affermare nulla dogmaticamente, da porre sempre dei problemi, esponendo per lo pi? dei dubbi e diffidando di me stesso. Se, infatti, avessi da dire qualcosa di sicuro, anch'io, che nego l'esistenza della divinazione, mi comporterei come un indovino!
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